Intervista esclusiva al segretario generale del sindacato FSI USAE, Adamo Banazzi: “ecco come immaginiamo sarà il nuovo Contratto di Infermieri, Ostetriche, OSS e Professioni Sanitarie”.
di Angelo Riky Del Vecchio
Inizia la carrellate di interviste ai segretari generali e locali dei sindacati di categoria del Comparto Sanità. Partiamo oggi con 8 domande impertinenti ad Adamo Bonazzi (FSI USAE). Con lui analizziamo cosa è accaduto finora tra organizzazioni sindacali e ARAN e come potrebbe chiudersi il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) per Infermieri, Infermieri Pediatrici, Ostetriche/i, OSS e Professioni Sanitarie.
Ecco come e cosa ha risposto alla nostre domande.
Siamo alla vigilia del rinnovo del CCNL 2019-2021 del Comparto Sanità. Quali sono le proposte avanzate dalla suo sindacato? E quali sono quelle fatte proprie dall’ARAN?
Buongiorno, intanto dobbiamo dire che il fatto che si parli di vigilia di contratto nazionale 2019-2021 nel 2022 è già di per sé la prima presa in giro per i lavoratori della sanità. Noi ci dobbiamo ricordare di due cose, infatti, la prima che la commissione per la revisione delle carriere prevista dal contratto tutt’ora vigente è stata fatta saltare due anni or sono con la scusa che si dovevano aprire i nuovi contratti e la seconda che anche grazie alle battaglie di FSI-USAE il Parlamento, più di un anno fa, ha deliberato il finanziamento di specifiche indennità per i professionisti sanitari e socio-sanitari del comparto con decorrenza 01.01.2021. Oggi nonostante tutto questo CGIL, CISL, UIL, FIALS, NURSIND e NURSING UP stanno cincischiando incapaci di fare una proposta seria di revisione ed intanto ai lavoratori si svaluta lo stipendio.
Dalle bozze circolate in questi giorni il nuovo CCNL dovrebbe essere valorizzante per gli Operatori Socio Sanitari e penalizzanti per gli Infermieri, gli Infermieri Pediatrici, le Ostetriche e più in generale con le Professioni Sanitarie. Lei è d’accordo con questa analisi?
No. Non sono affatto d’accordo con questa analisi. CGIL,CISL, UIL, FIALS, NURSIND e NURSING UP non hanno voluto il passaggio delle professioni sanitarie in una apposita sezione dell’area dirigenziale e oggi discutono di proposte che invece di valorizzare i professionisti esistenti creano una zona cuscinetto sotto il soffitto esistente. Come dire che per creare percorsi di carriera nuovi invece di aprire uno sbocco verso l’alto si allungherà la scala che essi debbono percorrere per avere un minimo di soddisfazione. In questo modo invece di valorizzare i professionisti, inevitabilmente, si svalutano tutte le professioni e le si schiaccia verso il basso. In altre parole il soffitto di cristallo che la dirigenza costituisce per il comparto non viene infranto e la forbice stipendiale fra dirigenti e comparto invece di diminuire si allargherà sempre di più. Le massa stipendiale a disposizione, infatti, è incrementata in modo proporzionale.
Tra le proposte dell’ARAN vi è la possibilità di accedere a ruoli di comando nel SSN (posizioni organizzative) solo a chi è munito di Laurea Magistrale. A questo punto non sarebbe opportuno liberalizzare gli accessi a tale Corso di Laurea di secondo livello?
Siamo assolutamente contrari all’ipotesi che le posizioni organizzative siano riservate alle lauree magistrali che da sempre vogliamo che siano con gli accessi aperti per tutti. In tutti i comparti, la Laurea Magistrale, è la chiave d’accesso alla dirigenza, non vediamo per quale ragione la sanità dovrebbe essere figlia di un dio minore. Forse perché il ruolo professionale dei medici è intoccabile? Noi non crediamo che sia così! Abbiamo sempre combattuto per uscire da questo stato di cose e continueremo a farlo.
Gli OSS dovrebbero passare dal ruolo tecnico a quello socio-sanitario. Cosa cambierà per loro e sarà un giorno possibile da parte degli Operatori Socio Sanitari accedere ad una contrattazione di livello superiore?
La creazione del Ruolo socio sanitario a livello legislativo ha finalmente fatto chiarezza sulle intenzioni che le istituzioni hanno nei confronti di una categoria in crescita come quella degli operatori socio sanitari, e il fatto che siano stati destinatari dell’indennità deliberata dal parlamento è un ulteriore elemento di questa volontà, ma questo non significa che a livello contrattuale sia già tutto fatto. Al contrario, gli OSS hanno sempre lamentato la mancata estensione nei loro confronti delle indennità riservate al personale sanitario, e questa è una questione ancora aperta e per nulla risolta con la creazione del ruolo socio sanitario. Anche in questo caso la mancata revisione delle carriere è la madre di tutte le ingiustizie.
La nuova suddivisione delle tipologie contrattuali (i cosiddetti livelli 1, 2, 3, 4) rischiano di penalizzare Infermieri, Ostetriche e Professioni Sanitarie. Lei come la pensa?
Guardi la nuova suddivisione a me sembra il gioco di destrezza napoletano delle tre carte. Si gira e si rimescola per non cambiare la sostanza delle cose e nel frattempo spariscono le fasce che sono state in questi anni le uniche possibilità effettive di una progressione economica per i lavoratori del comparto.
In Italia mancano ancora migliaia di Infermieri di Famiglia e di Comunità. Le Regioni, dopo la decisione del Governo, stendono ad assumere in questo ruolo. Come mai secondo lei questa resistenza?
Noi veniamo da un periodo in cui i decisori politici avevano ragionato per una riduzione strutturale della sanità pubblica e i numeri chiusi nelle università sono la conseguenza di tali decisioni. In tale contesto il territorio è stato completamente delegato ai medici di famiglia. Una scelta scellerata a nostro avviso. Ora, anche se la pandemia ha cambiato le carte in tavola è normale che i medici si oppongano al cambiamento, difendono la loro posizione di privilegio e di potere. Le regioni ne subiscono le scelte.
E passiamo alle stabilizzazioni. Vanno distinte quelle derivanti dalla cosiddetta Legge Madia da quelle rivenienti dalle assunzioni in periodo Covid. Lei crede che ci siano i fondi per assumere così tanto personale o sarà la solita presa in giro della Politica nei confronti di “eroi sulla carta”?
I fondi se non facciamo altri debiti, oggi, non ci sono; perché quelli previsti dal PNRR non possono essere destinati al personale. Ma la pandemia ha dimostrato che lo stanziamento di nuovi finanziamenti, anche a debito, sono possibili e anche indispensabili se vogliamo una sanità che sia all’altezza delle nostre aspettative e di quelle dei nostri concittadini. Le stabilizzazioni però sono una pezza che si mette ad una riorganizzazione non ragionata del nostro sistema con assunzioni fatte in emergenza. Vanno fatte ma non bisognava avere l’emergenza.
Se avesse la possibilità di riscrivere di proprio pugno il nuovo CCNL cosa eliminerebbe?
La nostra federazione si è espressa con chiarezza sulla questione. Noi rivendichiamo aumenti che portino la base stipendiale di tutti i lavoratori della sanità ad almeno duemila euro netti mensili e vogliamo che l’indennità di funzione e di specializzazione siano aggiuntive. Noi chiediamo per le professioni sanitarie l’inquadramento nella dirigenza e la libera professione senza vincoli. Servono risorse aggiuntive specifiche per il settore come nel 1999/2001. Se dipendesse da noi la proposta dell’Aran sarebbe stata gettata nel cestino insieme a quella della triplice. Oltre alle chiare rivendicazioni già espresse, anche la nostra visione per la riclassificazione è completamente diversa; si propone di eliminare le storture di quella attuale e di recepire contrattualmente le novità legislative in materia professionale; e di creare per tutti i lavoratori dei percorsi di crescita in cui sia possibile una carriera aperta, che dia la possibilità di acquisire stabilmente le posizioni.
Grazie segretario e buon lavoro.
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