OSS e Infermieri assieme sono un team indissolubile.

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Oggi riflettiamo sul rapporto di lavoro e di interscambio professionale tra Infermieri ed Oss. Team indispensabile per il paziente.

Ciò che ha prodotto un recente articolo riguardante i litigi tra OSS e Infermieri ha evidenziato un dato che di certo non è lo specchio della realtà assoluta ma che identifica una buona fetta di contesti lavorativi, pubblici e privati, che in tutta Italia caratterizzano le difficoltà di un team fondamentale per l’assistenza sanitaria.

È stato un tema molto condiviso in rete e, leggendo i commenti di entrambe le categorie, non abbiamo fatto altro che raccogliere testimonianze che confermano ciò che è stato messo in luce.

Da una parte la categoria infermieristica vive una sostanziosa insoddisfazione a causa dei pochi riconoscimenti verso la propria professionalità sia in termini economici che concretamente lavorativi.

I complessi percorsi universitari, specializzazioni, master e spesso lauree magistrali, sembrano non essere direttamente proporzionali ai veri riscontri che la professione infermieristica dovrebbe detenere automaticamente.

Dall’altra parte la categoria Sociosanitaria denuncia una torbida situazione in cui opera professionalmente, fatta di un ruolo non riconosciuto, di mansioni da “tuttofare” che sviliscono e deprofessionalizzano gli operatori, di una gestione fatta da coordinatori che spesso non conoscono esattamente “chi è l’Oss e cosa fa”, di confusione ulteriormente alimentata da corsi pseudo infermieristici (vedi OSSS) che non fanno altro che sconfinare in ambiti di un’altra professione, generando caos sia nella formazione ma, soprattutto, nelle attribuzioni dei compiti da impartire agli operatori socio sanitari che spesso si vedono investiti di incarichi ai limiti dell’abuso di professione.

Ciò che quotidianamente vivono i lavoratori della sanità, associato alla ben nota politica al risparmio ed al lavorare costantemente sotto organico, è sinonimo di fortissimo stress e di una violenta frustrazione che si riversa sulla qualità dei rapporti e sulla qualità del servizio offerto.

Infermieri ed Oss sono invece un team fondamentale per il paziente ma che, evidentemente, troppo spesso non viene messo nelle migliori condizioni per poter espletare il proprio operato al massimo delle possibilità.

Cosa manca quindi?

Probabilmente ciò che servirebbe a far funzionare meglio certi ingranaggi è innanzitutto chiarezza e certezza.

Riuscire a lavorare avendo dei riferimenti concreti ed inequivocabili sarebbe un grande risultato, seppure sulla carta sembrerebbe una cosa scontata.

Essere gestiti da dirigenze, manager, coordinatori autorevoli e risoluti garantirebbe ciò che probabilmente oggi manca, dove in molte realtà italiane l’organizzazione delle attività e dei compiti è più frutto della “improvvisazione” del giorno, piuttosto che figlia di normative, protocolli e piani di lavoro.

Da un po’ di anni è stata istituita una figura di coordinamento Sociosanitario chiamata Tegs o Raa, purtroppo però anche questi ruoli non trovano collocamento, soprattutto nel pubblico impiego.

Riuscire invece ad inserire figure di responsabilità, di riferimento e di coordinamento Sociosanitario, potrebbe essere una buona evoluzione per questa figura professionale e sarebbe un ottimo tassello da inserire all’interno del team assistenziale perché farebbe da filtro rispetto a tante situazioni poco chiare o impropriamente condotte, interfacciandosi col coordinatore infermieristico al fine di pianificare al meglio le attività, potenziando sempre di più la qualità dell’assistenza stessa.

Troppo spesso invece si apprendono notizie di Infermieri ed Oss che scelgono di cambiare realtà lavorativa o, addirittura, cambiano lavoro perché costretti a lavorare in contesti mal gestiti.

Poniamo quindi la riflessione finale su 3 concetti fondamentali:

  • Conoscenza e rispetto dei ruoli e competenze,
  • Costituzione di protocolli e piani di lavoro chiari ed inequivocabili,
  • Corretta pianificazione aziendale e delle attività assistenziali.

Questi punti dovrebbero essere una base solida e imprescindibile, punto di riferimento per i lavoratori e per le aziende stesse.

Orientare le aziende all’umanizzazione delle cure e a modelli di assistenza centrata sul paziente, creando un ambiente lavorativo organizzato e attraente, che favorisca la permanenza e il feeling tra gli operatori, crea contestualmente un effetto positivo in termini di riduzione dei costi, riduzione dei tempi di degenza, riduzione degli errori in assistenza, riduzione delle infezioni nosocomiali, soddisfazione dell’utenza, degli operatori e migliora decisamente l’immagine dell’azienda stessa.

Sarebbe un bene cominciare a pensarci seriamente.

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